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Fitomedicina e patologie oculari

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atropa bLa possibilità di intervenire, sia nella prevenzione che nel trattamento, in diverse patologie oculari acquisisce sempre più  forza e sempre più sono le prove scientifiche, ancora soggette a ulteriore validazione, che ne testimoniano l’impiego o ne fanno intravedere  un potenziale utilizzo. Va specificato che anche in Fitomedicina, nuova e più articolata disciplina scientifico-culturale, le piante medicinali possono essere adoperate così come sono, foglie, radici e via dicendo o possono essere utilizzate come fonte di estrazione di nuove e più sofisticate molecole. Va sempre fatto presente che nell’utilizzo delle piante medicinale bisogna tener conto delle avvertenze, controindicazioni, interferenze farmacologiche nonché della modalità di somministrazione della forma farmaceutica utilizzata, della durata del trattamento.

Nella Fitomedicina, il ruolo che spetta alle piante medicinali, e alla loro applicazione terapeutica in alcune patologie oculari (anche di sostanze estratte da esse), è dunque di tipo preventivo curativo in alcuni casi  come ad esempio  congiuntiviti, blefariti. Una delle possibili applicazioni delle piante medicinali riguarda l'accumulo di sorbitolo all'interno delle cellule di determinati tessuti può causare, nelle persone che soffrono di diabete, seri problemi quali cataratta e neuropatia diabetica. Il problema, non di poco conto, viene affrontato anche cercando di inibire l'attività di un particolare enzima chiamato aldoso-reduttasi, che interviene nella trasformazione del glucosio in sorbitolo..Se pensiamo al sorbitolo, numerosi studi sperimentali hanno dimostrato di inibire l'attività dell'aldoso-reduttasi, come nel caso di una pianta del sud-est del Brasile, la Myricia multiflora.

Stesso discorso vale per l'Anthocepharus chinensis che ha un componente in grado di inibire fortemente questo enzima, così come il salacinolo, il kotalonolo, la kotalagenina, sostanze contenute nella Salacia oblonga (Fam.: Celastracee) e anche l'estratto di Buddlejae officinalis. Azioni queste da comprovare ulteriormente, ma che aprono un concreto presupposto a un possibile intervento terapeutico per impedire l'instaurarsi di cataratta nel diabetico. Altra patologia, ove è possibile intervenire con le piante medicinali, è il glaucoma; e in questo caso l'estratto di ginkgo biloba, come potenziale terapia antiglaucomatosa, merita sicuramente, oltre ai dati già acquisiti, ulteriori ricerche cliniche. Nel glaucoma, a esempio, è molto importante migliorare il flusso sanguigno oculare, cosa che riesce bene al ginkgo biloba, che è anche in grado di svolgere un'importante ruolo di neuroprotezione Né si può dimenticare la forskohilina contenuta nel Coleus forskohili che, nell’uso locale, diminuisce la pressione intraoculare. Sempre nel glaucoma non va dimenticata la proprietà antiglaucoma con la capacità di intervenire sul controllo della pressione intraoculare dei cannabinoidi contenuti nella Cannabis sativa. Anche nelle cheratiti herpetiche stromali causate dal virus dell'Herpes simplex di tipo I, le piante medicinali possono dare un importante aiuto.

La meliacina, un composto antivirale contenuto nelle foglie della Melia azedarach, ha, infatti, dimostrato in studi sperimentali, una forte azione antivirale contro questo tipo di virus; mentre in un altro studio, l'abbinamento tra Aciclovir (un farmaco adoperato nella cura della cheratite herpetica) e alcune piante medicinali, quali la calendola officinalis, l'Arctium lappa, il Geranium robertianum, si è rivelato maggiormente efficace del solo trattamento con il farmaco per risolvere più rapidamente le ulcerazioni. Nella Degenerazione Maculare oltre ai dati noti e alle discussioni e  acquisizioni scientifiche sulle capacità della luteina e della zeaxanthina, carotenoidi contenuti nella frutta,  verdura (ad esempio cavoli verdi, spinaci, broccoli, insalata, fagiolini, zucche) e presenti in elevata quantità nella macula della retina oculare, altri dati hanno  fatto registrare nuove importanti conferme sul loro ruolo nella protezione, prevenzione e trattamento della Degenerazione Maculare Senile (DMLE).Luteina e zeaxantina, in particolare, possono proteggere la macula ed i fotorecettori e altri componenti della retina, dallo stress ossidativo e da tutto ciò che ne consegue.

Bassi livelli, della concentrazione nel plasma, di luteina e zeaxantina vengono associati ad una più bassa densità nella macula, aumentando così il rischio di insorgenza di DMLE e, carenze di questi carotenoidi nella normale alimentazione, vengono considerate come una delle primarie cause di modificazione patologiche della macula. Chi invece sta conquistandosi sempre più una crescente attenzione scientifica è la astaxantina ( per noi una vecchia conoscenza) un carotenoide contenuto in elevate quantità un’alga unicellulare verde: l’Haematococcus pluvialis. Dotata di un elevatissimo potere antiossidante, superiore agli  altri carotenoidi e alla vitamina E, la axastantina, contenuta in alghe, piante e pesci viene valutata per le sue possibili applicazioni terapeutiche (anche un’azione contro l’Helicobacter pylori) tra cui le patologie legate all’eccessiva esposizione dei raggi ultravioletti, alcune forme tumorali  ed  anche  la  proprietà antinfiammatoria che si spera di poter sfruttare a livello oculare nelle uveiti, nonché la possibilità di intervenire nella DMLE.


Dott Roberto Michele Suozzi
Medico-farmacologo clinico esperto di Fitomedicina

Prof. Gianluca Scuderi

scuderi-gianlucaProfessore Associato di Oftalmologia Facoltà di Medicina e Psicologia "Sapienza" Università di Roma

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